Il genere Erythrura, cui è ascritta la specíe oggetto delle nostre note, annovera tra i suoi rappresentanti specie che per l'intrinseca bellezza del piumaggio e la rarità (per talune specie anche e soprattutto nei luoghi di origine) sono tra le più ambite dagli allevatori. Il genere comprende 10 specie e 22 sottospecie, ma di queste soltanto tre, E. prasinattichroa e psittacea, sono reperibili con una certa regolarità nel nostro paese, anzi vi è da dire, che le ultime due godono fama di discrete riproduttrici.

Il nome Erythrura (dal greco erythros = rosso e oura = coda), sta appunto ad indicare la costante che accomuna almeno otto delle dieci specie tipiche (E. hyterythra e E. kleinscimidi) presentano la coda rispettivamente verde e nera ed il rosso è presente pure sul sopraccoda e il groppone.

L'area distributiva di queste specie comprende una zona assai vasta che va dall'Indonesia all'arcipelago della Sonda, dall'Australia alla miriade di piccole isole che costellano la parte occidentale dell'Oceano Pacifico.

 

DESCRIZIONE

Il D. Quadricolore, conosciuto anche come Papa delle praterie, termine a mio giudizio improprio giacché in tal modo si usano indicare quelle specie del genere Passerina tipiche del Nord America, presenta invero un interessante cromatismo (da ciò forse l'errata supposizione che vi fosse anche qualche attinenza fra questa specie e i vari Papa dalle livree splendidamente colorate).

E' diffuso in una zona che va dal Laos alla Birmania, dalla Malaysia alle isole della grande Sonda, Giava, Borneo, Sumatra e isole vicinori.

I lati del capo, la fronte e la gola sono blu, le redini nere, il sopraccoda rosso brillante; le parti superiori verde scuro, le ali presentano soffusioni verdi brunastre. La coda, le cui due timoniere centrali sono assai allungate e sottili, è rossa con sfumature verdi nerastre; parti inferiori color cannella a parte una zona color rosso acceso che comprende il petto e la parte superiore dell'addome. Il becco piuttosto largo alla base e di discreta lunghezza è nero; le zampe grigio-rosa. Lunghezza compresa fra i 14,5 e i 15 cm. Il dimorfismo sessuale è piuttosto accentuato, la femmina infatti presenta una colorazione assai più sobria senza essere l'altra parte insignificante.Non vi è blu sulla testa, le parti inferiori sono uniformemente grigie brunastre e le due rimoniere centrali sono assai più corte che nel maschio.

Esiste in natura, ed ogni tanto la si può reperire presso i commercianti, una varietà chiamata comunemente a petto giallo o dorato, che presenta appunto una soffusione accentuata giallo beige nella zona pettorale ed addominale al posto del rosso. Su tale varietà e sui motivi che inducono taluni a collocarla in una posizione sisternatica precisa ed altri a non farne il minimo cenno, vi sarebbe da intavolare l'eterna discussione: è da considerarsi sottospecie (E. prasina auriventris) o non piuttosto semplice varietà legata a carenze o a usialimentari o meglio ancora ad assimilazione di determinati cibi? La mia opinione, condivisa in generale dalla moderna sistematica che attualmente tende a riunire piuttosto che dividere, si accorda con la seconda ipotesi, ed è significativo che in taluni casi anche la colorazione rossa deIla sottospe- cie tipica tende a sbiadire e ad assumere tonalità decisamente giallastre.

 

COSTUMI ED HABITAT

Il D. Quadricolore frequenta in piccoli stormi (5-20 individui) di norma il terreno aperto, ricco di cespugli, prossimo alle vaste risaie alle quali sovente arreca cospicui danni. Con volo diretto e veloce, si spostano di continuo tra canneti e alte erbe emettendo in continuazione quel tipico chiacchiericcio, fatto di note scarse ed irrilevanti che in cattività fan sentire quando eccitati o spaventati.

 

Durante l'epoca degli amori i gruppetti si frazionano e le coppie formatesi sponta- neamente si appartano per dedicarsi alla costruzione del nido; questo, di forma sferica, appare costruito in modo rozzo ed approssimativo, con un piccolo foro su di un lato. Il comportamento nuziale del maschio va sottolineato se non altro perché pressoché unico tra i piccoli passeriformi. Tenendo nel bocco un sottile filo d'erba ed ergendosi in tutta l'altezza s'accosta alla femmina con piccoli saltelli laterali. Se la femmina mostra di accettarne la corte íl maschio lascia cadere il filo d'erba e modulando un canto di scarso interesse tonale ) muove verso la compagna con movimentI ritmici del corpo e della coda.

L'accoppiamento avviene generalmente nel nido e la deposizione che segue a distanza di due o tre giorni consta di 3-6 uova incubate a turno per 13 giorni da entrambi i genitori. Il maschio, a differenza di quanto affermano alcuni testi, ho testimonianza diretta che, almeno in un caso, sosta nel nido durante le ore notturne per tutta la durata dell'incubazione. Una volta schiuse le uova, i genitori provvedono ad imbeccare e a scaldare i píccol; fino all'incirca al decimo giorno, dopodiché, pur provvedendo alle necessità alimentari della prole, all'imbrunire non fan più ritorno al nido.

Da ciò nasce l'obbligo di fornire il nido (ove l'indifferibile istinto non abbia spinto la coppia a provvedere spontaneamente) a stagione avanzata (diciamo aprile)onde evitare che l'abbassamento della temperatura nelle ore notturne porti a sicura morte l'intera nidiata.

 

E' in definitíva questa appena accennata la causa prima della elevata mortalità dei nidiacei, dato che la eventualità di negligenti cure parentali ha scarsa incidenza nei rilievi statistici; concludendo posso affermare che, anche se assai scarsi e mal documentati sono stati sino ad ora i successi riproduttivi è chiara la naturale disposizione dei genitori ad essere dei solerti imbeccatori. I piccoli lasciano il nido attorno al 22° giorno ma continuano a ricevere l'imbeccata dai genitori ancora per un lungo periodo, sembra per quasi due mesi almeno, anche se vi è da dire che generalmente attorno alla 5a settimana di vita risultano indipendenti. La colorazione definitiva viene assunta a circa sei mesi di età; ma i maschi sono riconoscibili per la presenza delle prime piumette rosse sul petto già dalla 6a-7a settimana.

 

RIPRODUZIONE

Per quel che riguarda la riproduzione di tale specie, cito testualmente a guisa di introduzione a tale capitolo, una frase tratta dal libro " Aviary birds in colour " di Woolham: . . . "se si offre al D. Quadricolore idoneo sito, esso si dimostrerà ecce- zionale riproduttore" (sic!).

Sarebbe interessante conoscere in primo luogo che cosa intende l'autore del testo quando fa menzione di " idoneo sito" (voliera con ogni probabilità se si segue il titolo alla lettera ) e in secondo luogo su quali basi lo stesso giunge ad affibbiare qualità di " eccezionale " riproduttore ad un uccello sulla cui prolificita in cattività la maggioranza degli autori ha sempre manifestato seri e ben giustificati dubbi. Questa premessa era doverosa, per rendere esplicito al lettore un fatto chiaro: il D. Quadricolore non si può assolutamente definire un uccello di facile riproduzione e ragione di questo si può risalire a parecchie cause, non ultima l'estrema difficoltà nel reperire soggetti assuefatti alla vita captiva.

Nel 1976 l'allevatore inglese T. Buckell, scrivendo sulle proprie esperienze, e lamentandosi degli scarsi risultati ottenuti nell'allevamento del Diamante Quadricolore ( nidiacei per lo più morti al 90-10° giorno di vita) citava il fatto per lo meno strano che dal 1913 non si avevano più resoconti documentati della riproduzione in cattività della specie in questione.

Punto questo tanto più sintomatico giacché ci si riferisce nel caso specifico alla Gran Bretagna, nazione modello di norma nell'allevamento di specie esotiche.

Mi è gradito menzionare nella circostanza l'allevatore A. Boscato di Olmi (TV), che mi risulta essere uno dei rari avicultori che si possono vantare di aver riprodotto il D. Quadricolore. I dati in mio possesso non sono tali da permettere un resoconto dettagliato, ma ugualmente sufficienti a sottolineare alcuni punti che ritengo basi lari ed utili a chi volesse cimentarsi nella riproduzione di questo stupendo uccellino.

La coppìa ( maschio a petto rosso e femmina a petto giallo ) era alloggiata in compagnia di numerosi altri piccoli esotici, in un sottotetto mantenuto in condizioni di umidità e temperatura costanti. Una lampada da 150 candele assicurava luce per diciotto ore su ventiquattro, a disposizione semi, frutta e verdura. Il nido consisteva in una coppetta piuttosto profonda, a cielo aperto, ben celata alla vista e costruito con materiali vari, radichette, pagliuzze e cotone.

La deposizione, che avvenne verso la fine di ottobre, consisteva in 3 uova; di queste due si schiusero regolarmente, mentre il terzo risultò chiaro.

L'incubazione risultò essere di circa quindici giorni e fu compito della sola femmina, durante l'allevamento invece il più solerte si dimostrò essere il padre, anche se la partecipazione della femmina non venne mai meno.

Uno dei piccoli morì prima di mutare mentre il sopravvissuto che presenta caratteristiche intermedie tra le due varietà, e risultò essere maschio, fa bella mostra di sè ancora oggi nelle voliere del Sig. Boscato.

Analizziamo ora per un momento i punti, a mio parere essenziali per comprendere la riuscita di tale tentativo di riproduzione.La scelta dei soggetti è sebbene di grande importanza, problema relativo, legato com'è a fattori che esulano dal giudizio personale dell'allevatore: non potendo disporre, per ovvie ragioni, di soggetti nati in cattività lo scegliere presso i commercianti uccelli che poi si dovessero rivelare idonei alla riproduzione è fatto legato in massima parte alla fortuna.

Altri due fattori basilari sono la temperatura e I'umidità, mantenuti a livello costante e facilmente controllabili in ambiente chiuso.

Sbalzi repentini di qualche grado, così come un'umidità eccessiva possono risultare dannosi soprattutto nel periodo che segue immediatamente la schiusa.

Ancora, l'uso della luce artificiale protratto entro giusti Iimiti ( da evitare, a mio giudizio, l'illuminazione prolungata per tutto il giorno) e cioè regolato in modo tale da lasciare sei o sette ore di oscurità, è altro punto da sottoIineare.

La ragione di questo sta nel fatto già accennato poc'anzi che attorno al decimo giorno entrambi i genitori, pur provvedendo regolarmente all'imbeccata tralasciano di scaldare i nidiace; ovvia conseguenza, i piccoli nel caso di nidificazione anticipata possono morire di freddo se la temperature scende troppo.

 

Marino Russo

Torna alla Home Articoli free